...e impari che il profumo del caffe' al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.
E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,
e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami...
E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.
( Anonimo )
Tuesday, 14 July 2009
Tuesday, 7 July 2009
Ride
You are everything I wanted
The scars of all I’ll ever know
If I told you you were right
Would you take my hand tonight?
If I told you the reasons why
Would you leave your life and ride?
And ride…
You saw all my pieces broken
This darkness that I could never show
If I told you you were right
Would you take my hand tonight?
If I told you the reasons why
Would you leave your life and ride?
And ride…
The scars of all I’ll ever know
If I told you you were right
Would you take my hand tonight?
If I told you the reasons why
Would you leave your life and ride?
And ride…
You saw all my pieces broken
This darkness that I could never show
If I told you you were right
Would you take my hand tonight?
If I told you the reasons why
Would you leave your life and ride?
And ride…
Wednesday, 24 June 2009
il senso
sarà che ogni tanto milano ti fa sentire cosa vive dentro di lei,
passano giorni senza fine
passano ore interminabili di odio
e corrono luci notturne
pensieri liberi
a Milano
sarà che qualche volta riscopri ciò che hai dentro di te,
rimane il senso della vita
rimane l'emozione del momento trascorso
e si riaccende il desiderio
pensieri nascosti
a Milano
forse ogni tanto però ci si ferma
si ascolta il silenzio di qualcuno
si cerca la voce del silenzio
e si rimane incantati di fronte alla meraviglia
si riscopre se stessi
a Milano
passano giorni senza fine
passano ore interminabili di odio
e corrono luci notturne
pensieri liberi
a Milano
sarà che qualche volta riscopri ciò che hai dentro di te,
rimane il senso della vita
rimane l'emozione del momento trascorso
e si riaccende il desiderio
pensieri nascosti
a Milano
forse ogni tanto però ci si ferma
si ascolta il silenzio di qualcuno
si cerca la voce del silenzio
e si rimane incantati di fronte alla meraviglia
si riscopre se stessi
a Milano
Friday, 15 May 2009
Thursday, 14 May 2009
Trucco/Traccia
"Secondo me barano tutti quanti - cominciò Alice in segno di protesta - e fanno tutti un tale chiasso litigando che uno non sente neanche la propria voce... Poi sembra che non seguano nessuna regola, almeno, se ci sono delle regole non ci fa caso nessuno"
Wednesday, 13 May 2009
La casa
A volte penso se ho veramente la sensibilità per essere un architetto.
Non è una riflessione scontata. Basti pensare a quanto ti incontri con un committente che, nella sua giusta ignoranza, cerca di trasmetterti i connotati che la sua futura casa dovrà possedere e l'Architetto, interprete tra ciò che è idea e ciò che è fatto, deve, in questo processo, riuscire a sintetizzare con una linea ciò che l'investitore vuole.
Un volere che è molto più profondo della semplice bellezza dettata dalla moda -definisco bellezza una parola popolare usata in modo inappropriato da persone saccenti che credono di poter battezzare oggetti con questo subdolo aggettivo-, un volere che è molto più profondo di vedere e apprezzare un desiderio realizzato.
Quello che un committente vuole è sentirsi a casa. La vuole amare perchè sa che è sua e nessun altro ha accesso ad essa. La bellezza che lui vuole va al di là dei connotati estetici globali. La casa vuole essere l'oggetto dei desideri che ogni giorno, in ogni momento, ti può trasmettere ciò che essa è, e non altro. La tua casa.
La casa è la vita di un uomo, una concezione materiale di un desiderio realizzato che si rinnova in ogni momento, ma che si può esprimere al meglio nei momenti di silenzio, in cui entri in contatto diretto con ciò che ti sta intorno. Stare in una casa propria significa provare sensazioni di sicurezza e dolcezza che solamente li puoi provare.
Non è bello l'avere un soggiorno disegnato e ordinato al meglio, ma è amorevole aver la sensazione di avere un soggiorno come il tuo più profondo desiderio ha voluto ed ha. Ed è proprio in quel momento in cui lo vivi che ti rendi conto di essere a casa.
Come quando apri la porta d'ingresso per entrarvi. "sono a casa!"
L'Architetto deve far sentire a casa i committenti, nella loro casa. E' un lavoro di sintesi percettiva che solo un ottimo progettista può compiere.
“L’ARCHITETTO, l’Artista, quando costruisce una abitazione non ne cerchi le lodi per valori formali, estetici o stilistici, o di gusto: questi valori dopo qualche anno sono “superati”. La massima lode alla quale deve aspirare è che gli abitatori gli dicano: Architetto, in questa casa che lei ha fatto per noi, noi viviamo (o abbiamo vissuto) flici: essa ci è cara. Essa è un episodio felice della nostra vita. Ma perché ciò avvenga occorre che l’Architetto badi più agli abitatori che all’estetica, e raggiungerà solo così un’estetica di valori sicuri, espressi da forme giuste, un’estetica di forme indiscutibili, vere: umane. […]
L’ARCHITETTO, l’Artista, per interpretare il personaggio sia curioso degli uomini e delle donne: li ami e le ami: il vero Architetto dovrebbe innamorarsi, per ogni casa che costruisce o arreda, degli abitatori (e delle abitatrici).”
Non è una riflessione scontata. Basti pensare a quanto ti incontri con un committente che, nella sua giusta ignoranza, cerca di trasmetterti i connotati che la sua futura casa dovrà possedere e l'Architetto, interprete tra ciò che è idea e ciò che è fatto, deve, in questo processo, riuscire a sintetizzare con una linea ciò che l'investitore vuole.
Un volere che è molto più profondo della semplice bellezza dettata dalla moda -definisco bellezza una parola popolare usata in modo inappropriato da persone saccenti che credono di poter battezzare oggetti con questo subdolo aggettivo-, un volere che è molto più profondo di vedere e apprezzare un desiderio realizzato.
Quello che un committente vuole è sentirsi a casa. La vuole amare perchè sa che è sua e nessun altro ha accesso ad essa. La bellezza che lui vuole va al di là dei connotati estetici globali. La casa vuole essere l'oggetto dei desideri che ogni giorno, in ogni momento, ti può trasmettere ciò che essa è, e non altro. La tua casa.
La casa è la vita di un uomo, una concezione materiale di un desiderio realizzato che si rinnova in ogni momento, ma che si può esprimere al meglio nei momenti di silenzio, in cui entri in contatto diretto con ciò che ti sta intorno. Stare in una casa propria significa provare sensazioni di sicurezza e dolcezza che solamente li puoi provare.
Non è bello l'avere un soggiorno disegnato e ordinato al meglio, ma è amorevole aver la sensazione di avere un soggiorno come il tuo più profondo desiderio ha voluto ed ha. Ed è proprio in quel momento in cui lo vivi che ti rendi conto di essere a casa.
Come quando apri la porta d'ingresso per entrarvi. "sono a casa!"
L'Architetto deve far sentire a casa i committenti, nella loro casa. E' un lavoro di sintesi percettiva che solo un ottimo progettista può compiere.
“L’ARCHITETTO, l’Artista, quando costruisce una abitazione non ne cerchi le lodi per valori formali, estetici o stilistici, o di gusto: questi valori dopo qualche anno sono “superati”. La massima lode alla quale deve aspirare è che gli abitatori gli dicano: Architetto, in questa casa che lei ha fatto per noi, noi viviamo (o abbiamo vissuto) flici: essa ci è cara. Essa è un episodio felice della nostra vita. Ma perché ciò avvenga occorre che l’Architetto badi più agli abitatori che all’estetica, e raggiungerà solo così un’estetica di valori sicuri, espressi da forme giuste, un’estetica di forme indiscutibili, vere: umane. […]
L’ARCHITETTO, l’Artista, per interpretare il personaggio sia curioso degli uomini e delle donne: li ami e le ami: il vero Architetto dovrebbe innamorarsi, per ogni casa che costruisce o arreda, degli abitatori (e delle abitatrici).”
Wednesday, 4 March 2009
Architettura della Felicità - Alain de Botton
Un campo da qualche parte, appena fuori città. Per qualche milione di anni ha dormito sotto una coperta di ghiaccio. Poi un gruppo di individui con la mascella inferiore molto pronunciata vi si è insediato, ha acceso dei fuochi e, su un piedistallo di pietra, ha sacrificato un animale a degli strani dei. I millenni sono passati. E' stato inventato l'aratro e qualcuno ha seminato il grano e l'orzo. Il campo è stato di proprietà di monaci, poi del re, poi di un mercante e infine di un agricoltore che ha ricevuto dal governo una somma generosa per cederlo alla colorata processione di nanuncoli, margherite e trifoglio rosso.
Questo campo ha avuto una vita movimentata. Un bombardiere tedesco, allontanatosi dal bersaglio, ci è volato sopra durante la guerra. I bambini hanno interrotto lunghi viaggi in macchina per vomitare ai suoi margini. La sera la gente ci si è coricata chiedendosi se le luci in cielo fossero stelle o satelliti. Gli ornitologi l'hanno calpestato con ai piedi calzini color sabbia alla ricerca di famiglie di codirossi spazzacamino. Durante un giro in bicicletta delle Isole Britanniche due coppie norvegesi vvi si sono accampate per una notte e , nelle loro tende, hanno cantato Anne knutsdotter e Mollom Bakkar of Berg. Le volpi si sono guardate attorno e i topi hanno compiuto viaggi d'esplorazione. I vermi non sono usciti dalle loro tane.
Ma per questo campo il tempo è scaduto. L'appezzamento di tarassaco preso diventerà il soggiorno del numero 24. Qualche metro più in là, tra i papaveri selvatici, ci sarà il garage del numero 25 e là, tra le licnidi bianche, la sala da pranzo dove qualcuno che non è ancora nato un giorno litigherà con i suoi genitori. Sopra la siepe ci sarà la camera dei bambini, disegnata da una donna che lavora a un computer in un ufficio con l'aria condizionata in un complesso accanto a un'autostrada. In un aeroporto all'altro capo del mondo un uomo sentirà la mancanza della sua famiglia e penserà a casa sua, le cui fondamenta saranno state scavate dove ora c'è una pozzanghera...
Questo campo ha avuto una vita movimentata. Un bombardiere tedesco, allontanatosi dal bersaglio, ci è volato sopra durante la guerra. I bambini hanno interrotto lunghi viaggi in macchina per vomitare ai suoi margini. La sera la gente ci si è coricata chiedendosi se le luci in cielo fossero stelle o satelliti. Gli ornitologi l'hanno calpestato con ai piedi calzini color sabbia alla ricerca di famiglie di codirossi spazzacamino. Durante un giro in bicicletta delle Isole Britanniche due coppie norvegesi vvi si sono accampate per una notte e , nelle loro tende, hanno cantato Anne knutsdotter e Mollom Bakkar of Berg. Le volpi si sono guardate attorno e i topi hanno compiuto viaggi d'esplorazione. I vermi non sono usciti dalle loro tane.
Ma per questo campo il tempo è scaduto. L'appezzamento di tarassaco preso diventerà il soggiorno del numero 24. Qualche metro più in là, tra i papaveri selvatici, ci sarà il garage del numero 25 e là, tra le licnidi bianche, la sala da pranzo dove qualcuno che non è ancora nato un giorno litigherà con i suoi genitori. Sopra la siepe ci sarà la camera dei bambini, disegnata da una donna che lavora a un computer in un ufficio con l'aria condizionata in un complesso accanto a un'autostrada. In un aeroporto all'altro capo del mondo un uomo sentirà la mancanza della sua famiglia e penserà a casa sua, le cui fondamenta saranno state scavate dove ora c'è una pozzanghera...
Friday, 27 February 2009
semplicità
Portare la semplicità alla complessità è un luogo comune. Portare la complessità alla semplicità, magnifica semplicità, è creatività.
Charles Mingus
Charles Mingus
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