L’origine divina dell’architettura segna, lungo i secoli, un percorso che circoscrive ciò che è l’incarnazione della fede, non solo cristiana. L’architettura segna popolazioni per secoli e millenni come gli egiziani, i greci e tutte le grandi credenze divine.
Architettura come gesto divino, sacro, al quale l’uomo riflette dall’esterno e prega quando ci si trova dentro. Come quando osserviamo un quadro e la nostra mente rimane abbagliata dalle linee così perfette con le quali comunichiamo.
Ma non sempre l’arte, e l’architettura, è composta da disegni le cui linee sono collegate tra loro in modo da formare una figura riconoscibile ai nostri occhi e che ci permetta di associare l’immagine che vediamo ad un elemento esistente, o esistito. Non sempre cogliamo l’essenza dell’opera quando la vediamo per la prima volta, può capitare che ci serve tempo per capire, per comprendere e immaginare ciò che un dipinto, un’architettura, vuole comunicare.
Un’opera d’arte a volte vuole comunicare terrore, miseria, sporcizia, può essere astratta o incomprensibile, può essere anche bella, dolce e tenera, feroce e bizzarra. Così un’opera architettonica si manifesta, come un’opera d’arte alla quale si aggiungono degli elementi molto significativi.
Il poter toccare la tridimensionalità di un’opera è un’occasione perduta per il dipinto che ha il puro scopo di impressionare. Il vivere l’architettura in prima persona e far si che entri a far parte della nostra vita come rifugio e liberazione della nostra mente e dei nostri spazi. All’interno di essa noi possiamo a nostra volta trovare del coraggio nel riadattare questo edificio, con egoismo, in modo da soddisfare le nostre pure esigenze. L’architettura quindi è arte, è comunicazione visiva e tattile, è sentimento.
Un sentimento molto delicato al quale dobbiamo prestare molta attenzione perché può caderci addosso da un momento all’altro, può perdere il suo vistoso e nascosto significato, può smettere di parlare con noi appena noi rinneghiamo la sua esistenza. Ma non smetterà mai di comunicare con ciò che le sta attorno ed esprimere i suoi primordiali principi al contesto in cui vive.
L’architettura sconvolge, come un quadro in una stanza vuota, come un’aquila che vola, come io che mi guardo allo specchio.
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