Il poter toccare la tridimensionalità di un’opera è un’occasione perduta per il dipinto che ha il puro scopo di impressionare. Il vivere l’architettura in prima persona e far si che entri a far parte della nostra vita come rifugio e liberazione della nostra mente e dei nostri spazi.
All’interno di essa noi possiamo a nostra volta trovare del coraggio nel riadattare questo edificio, con egoismo, in modo da soddisfare le nostre pure esigenze. L’architettura quindi è arte, è comunicazione visiva e tattile, è sentimento.
Un sentimento molto delicato al quale dobbiamo prestare molta attenzione perché può caderci addosso da un momento all’altro, può perdere il suo vistoso e nascosto significato, può smettere di parlare con noi appena noi rinneghiamo la sua esistenza. Ma non smetterà mai di comunicare con ciò che le sta attorno ed esprimere i suoi primordiali principi al contesto in cui vive.
L’architettura sconvolge, come un quadro in una stanza vuota, come un’aquila che vola, come “io” che mi guardo allo specchio.
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